Rusà
Vino rosato
Perché lo facciamo
La natura non sempre è d’accordo con i nostri piani. Un pomeriggio di grandine battente può disfare la cura di un anno intero in uno dei vitigni più pregiati. Ma niente succede invano e niente si spreca: ci si ingegna piuttosto di ricavare qualcosa di buono, e di nuovo, anche dai capricci del tempo.
Dove si fa
Dove il Roero si fa riconoscere per le sue pendenze impossibili, dove Vezza d’Alba è da cartolina, lì c’è la vigna Pin da Cola. Vitigni antichi, che apprezziamo non solo per il pregio che danno al nostro vino, ma perché sono eredità viva e preziosa di chi ci ha lasciato oltre alla terra la dedizione al mestiere di vignaioli.
Come si fa
Ci vogliono un po’ di coraggio e tanta esperienza per fare di necessità virtù, un bianco dall’uva che produce il re dei rossi, un bicchiere sorprendente da acini non perfetti. Pressiamo i grappoli di nebbiolo e li teniamo a contatto con le bucce il tanto che basta a dare una sfumatura di rosa ottimista. Quindi procediamo con una vinificazione in bianco. Il risultato è fresco e delicato come la rugiada del mattino: o, in piemontese, Rusà.
Come si beve
La positività del rosa e la freschezza di questo insolito nebbiolo vanno d’accordo con piatti che mettono allegria. Quella che stimola la curiosità di scoprire mille diversi sapori all’antipasto o l’indulgenza di concedersi un piatto che profuma di mare. Un vino gradevole proprio perché non richiede troppe riflessioni: basta pensare al colore per trovare il giusto accordo.
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